Reportage di matrimonio
La prima fotografia conosciuta (salvo sorprese!) di matrimonio sembra essere quella fatta alla regina Vittoria che sposa Alberto di Sassonia...siamo nel 1840 anche se sembra che la foto sia stata fatta qualche anno dopo. Nel corso degli anni la fotografia di matrimonio si è evoluta passando dal semplice scatto degli sposi in abito nuziale con il bouquet ed al massimo il testimone dello sposo e le damigelle della sposa (primi anni del '900) ai giorni nostri dove si racconta per immagini l'intera giornata. In Italia, a dire il vero, l'evoluzione della fotografia del matrimonio è piuttosto recente e solo negli ultimi anni ha subito forti cambiamenti. Se fino a ieri si era abituati alle pose canoniche oggi le regole, anche nella composizione dello scatto, sono in parte stravolte fermo restando che il fotografo debba conoscerle.
Il fotogiornalismo ci ha fatto conoscere il reportage (dal francese, riportare) che ha dato una ventata d'ossigeno al settore dei matrimoni. Questo "stile fotografico" ha permesso di abbandonare lo "stile classico" fatto di pose e ricostruzioni a favore della spontaneità. Vorrei però far notare che ciò non vuol dire che chi predilige lo stile classico è "antico" ma che il reportage è qualcosa che il fotografo può proporre come nuovo metodo di lavoro in alternativa allo stile classico. Però in pratica, cosa vuol dire fare reportage? Il termine è sostanzialmente legato ad un racconto, una storia o un evento o ancora ad un episodio, fatto di momenti unici ed irripetibili che devono essere raccontati cogliendoli velocemente e nel miglior modo. Il fotografo deve essere reattivo poichè ogni momento o più momenti concatenati tra loro, devono essere raccontati senza intervento alcuno (ehi aspetta, mettiti così, mettiti colà) che li vada a condizionare. La bravura di chi racconta stà proprio nel muoversi in maniera invisibile intorno e all'interno dell'evento restituendo una serie di immagini che raccontino una storia, nel nostro caso il matrimonio.
In conclusione, non sottovalutate il fotografo matrimonialista, non svalutatene il lavoro credendolo come l'amico con la reflex a cui piace fotografare (e lo fa pure bene) non fatelo sentire di serie "B" perchè raccontare un matrimonio fatto di momenti unici ed irripetibili non è come pianificare e realizzare un progetto fotografico magari in sei mesi cercando gli scatti giusti in completa tranquillità. Il matrimonio si esaurisce nel migliore dei casi nell'arco della giornata durante la quale il fotografo è chiamato a documentarne al meglio lo svolgimento combattendo con diaframmi, tempi e distanze dal/i soggetto/i senza aver tempo di ragionare troppo sulla tecnica che deve venire istintiva e automatica. Tutto questo deve avere il fotografo matrimonialista non dimenticando il lato psicologico e umano, lo stile, la sensibilità, il colpo d'occhio e la personalità.
Auguri a tutti gli sposi, neo e futuri!
Raffaella
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